Nessuno tocchi la Fai

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Tre volte i mafiosi hanno tentato di piegarmi col fuoco, tre volte mi sono rialzato, ho reagito ed ho continuato a lottare.
Sin dal primo attentato che ho subito nella mia azienda, ho trovato la
forza necessaria per  reagire grazie all’aiuto prezioso che i miei
colleghi e soci della FAI mi hanno dato.
Gli ultimi otto anni della mia vita sono stati segnati da vicende molto
difficili, sono estremamente convinto che da solo non ce l’avrei mai
fatta.
Il sostegno dell’associazione di Siracusa prima, e di tutta la FAI
successivamente, mi hanno  consentito non solo di riaprire l’Irish Pub
per ben quattro volte, ma di creare una straordinaria rete di nomi e
associazioni in tutta Italia che rappresentano veramente la struttura
portante della lotta alla mafia.
Non è la prima volta che qualcuno cerca di gettare fango sui nomi
storici della FAI, nomi che per integrità, sensibilità e impegno
concreto negli anni hanno dimostrato di avere naturalmente, nel loro
DNA, la ribellione al pizzo.

Persone perbene, corrette, oneste, che hanno detto no al racket prima
e, poi, hanno messo a rischio la loro vita per convincere gli altri a
denunciare.

Questa è la FAI.

E questo è lo spirito che anima queste persone che da anni hanno deciso
di mettersi in gioco per fare fronte comune contro la criminalità
organizzata.

Sono pienamente convinto che la magistratura non tarderà a fare piena
luce sui fatti che vorrebbero infangare la FAI e i suoi associati.

Sono altrettanto sicuro che il lavoro di tanti anni, i rapporti di
collaborazione e stima con le Istituzioni tutte, costruiti nel tempo,
non possono essere messi in discussione da persone male informate, in
cerca di scoop e con obiettivi che, al momento, non riusciamo
assolutamente a comprendere.

Siracusa, 29 marzo 2008                                                                        

Bruno Piazzese
Testimone di giustizia

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