La mafia al nord esiste, opera, macina quattrini e attenta alla presunta solidità dell’assetto sociale ed economico. Una verità troppo spesso taciuta, sottovaluta perché osservata sguardo miope. Il malaffare a nord del Po sembra relegato a sporadici fatti di cronaca slegati tra loro. Ma il crimine organizzato è ben strutturato dalle nostre parti. Non è un fenomeno di lieve entità, ma una realtà viva, attiva e radicata da decenni. Questo concetto, arricchito di particolari, è stato il tema della serata che si è svolta in Cascina Caccia venerdì. L’incontro, dal titolo “Mafia al nord e l’Omicidio Caccia”, ha avuto come relatrici Stefania Bizzarri ed Elena Ciccarello, giornaliste di Narcomafie. Una serata che ha avuto un’ottima risposta da parte della cittadinanza, che è accorsa numerosa (più di 50 le persone in sala). Per iniziare, Elena Ciccarello ha ripercorso la storia della malavita in Piemonte. L’evoluzione del crimine organizzato in questa regione pone le sue basi con i primi sequestri di stampo ‘ndranghetista degli anni settanta. La metanorfosi delle ‘ndrine è stata però veloce ed ha permesso ai clan di fare il salto di qualità. Niente più sequestri, ma gioco d’azzardo, appalti, riciclaggio, narcotraffico ed usura. Le famiglie protagoniste, molte delle quali ancora operanti nel territorio, sono: Crea, Miano, Belfiore, i Catanesi, Ursini. E al ruolo della famiglia Belfiore è stato concesso particolare attenzione. Un clan forte, alleato con i Catanesi negli anni 80, che è responsabile dell’omidicio del Procuratore della Repubblica Bruno Caccia. Per quel tremendo delitto è ancor oggi in carcere Domenico Berlfiore, mandante dell’assassinio. Un procuratore scrupoloso, fedele al ruolo di tutore della legge che, la notte del 26 giugno del 1983, ha pagato con la vita il suo impegno nel contrasto al malaffare. Se ci si sposta nella ricca Lombradia, la situazione non sembra essere migliore. Stefania Bizzarri ha sottolineato lo strapotere dei clan calabresi che, in questa regione, sono riusciti a gestire in modo quasi monopolistico il mercato dell’illecito. Qui Morabito, Mancuso, Arena, Mazzaferro, Iamonte si spartiscono intere province.
Casi esemplificativi sulla capacità delle ‘ndrine di addentrarsi nel sistema economico lombardo sono l’ortomercato di Milano, gli appalti ottenuti da aziende affiliate e il clima di Buccinasco, paese alle porte di Milano, chiamato la Platì 2.
Insomma, la mafia al nord non è invisibile. Bisogna solo guardare un pò più a fondo.
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