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il dolce e l'amaroGiovedì 16 aprile al cinema Araldo di Novara, con la proiezione de Il dolce e l’amaro di Andrea Porporati, si è tenuto l’ultimo appuntamento del ciclo dedicato alla legalità organizzato dal coordinamento novarese di Libera insieme con il Cineforum Nord.

Il film racconta l’ascesa e poi la caduta di Saro Scordia, un ragazzo palermitano che da piccolo delinquente arriva a far parte della “Cosa nostra”. Abituato al fatto che fossero altri a decidere per la sua vita, egli è però costretto a scappare dalla Sicilia, nel momento in cui si rende conto che l’organizzazione non ha più bisogno di lui ed ha deciso di eliminarlo. Arrestato nonostante la fuga, a quel punto la sua unica possibilità di salvezza è chiedere l’aiuto di quel suo ex-amico d’infanzia che, pur tra mille sacrifici, la sua vita l’ha scelta, diventando un giudice impegnato nella lotta contro le organizzazioni mafiose. Saro inizia così a collaborare con il magistrato.

Nel momento di dibattito successivo alla proiezione, la vicenda narrata nel film è stata l’occasione per proporre alle persone presenti in sala una riflessione su una tematica sovente lasciata in secondo piano: la differenza tra la figura del collaboratore e quella del testimone di giustizia.

Questa distinzione, spesso poco chiara all’opinione pubblica, non è così netta nemmeno a livello legislativo, dal momento che la stessa normativa italiana associa queste due condizioni, estendendo di fatto al testimone la disciplina propria del collaboratore.

In realtà, però, dietro essa si nascondono due prospettive profondamente distinte, non solo a livello di situazioni, ma di vere e proprie scelte esistenziali: mentre infatti i collaboratori di giustizia, i cosiddetti pentiti, come il Saro del film, fanno spesso questa scelta solo dopo la cattura e per ottenere concreti benefici, i testimoni di giustizia, la cui figura è stata introdotta dalla legge 13 febbraio 2001, n.45, sono “Coloro che, senza aver fatto parte di organizzazioni criminali, anzi essendone a volte vittime, hanno sentito il dovere di testimoniare per ragioni di sensibilità istituzionale e rispetto delle esigenze della collettività, esponendo se stessi e le loro famiglie alle reazioni degli accusati e alle intimidazioni della delinquenza” (art.16 bis, legge 45/2001).

Prendendo alcuni dati dall’ultima Relazione al Parlamento sulle speciali misure di protezione, sulla loro efficacia e sulle modalità generali di applicazione, per il 2° semestre 2007, del Servizio centrale di protezione del Ministero dell’interno vediamo che, al 31 dicembre 2007, un totale di 3853 persone, tra collaboratori, testimoni di giustizia e loro congiunti, erano sottoposte a programmi di protezione. Nella tabella di seguito sono riportati alcuni dati più dettagliati.

Collaboratori

Testimoni

Totale

camorra

mafia

‘ndrangheta

sacra corona unita

criminalità comune

800

270

238

97

87

108

67

26

9

18

3

11

di questi sono:

– donne

– stranieri extracomunitari

36

24

23

4

Parenti e congiunti

2763

[41,5% minori]

223

[39% minori]

Il programma, il cui costo, nel 2° semestre 2007, ha raggiunto quasi i 32,5 milioni di euro, avrebbe come obiettivo finale il reinserimento sociale di queste persone, vale a dire il loro passaggio da una situazione emergenziale ad una “normale”, in cui essi, pur mantenendo alcune misure di tutela, sono in grado di rendersi autonomi dall’assistenza pubblica attraverso il lavoro. Si tratta però di una meta difficile da raggiungere, non solo per il permanere delle condizioni di rischio, ma anche perché il 54% dei collaboratori ed il 58,2% dei testimoni sono tra i 40 ed i 60 anni, vale a dire in una fascia di età che rende estremamente arduo il reinserimento lavorativo.

La serata è stata inoltre un’occasione per ricordare e far conoscere la storia e gli ultimi sviluppi della vicenda di Pino Masciari, l’imprenditore calabrese che ormai quindici anni fa iniziò a denunciare i propri estorsori ed a collaborare con l’autorità giudiziaria, entrando a far parte nel 1997, insieme a sua moglie ed ai suoi due figli, del programma di protezione in quanto esposto al rischio concreto di ritorsioni.

Per maggiori informazioni sulla questione dei collaboratori e dei testimoni di giustizia, si può fare riferimento a “Collaboratori e testimoni di giustizia: aspetti giuridici e sociologici” su www.altrodiritto.unifi.it/law-ways/parrini/index.htm

Mentre sulla vicenda di Pino Masciari si veda il sito www.pinomasciari.org

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