Il bianco o il nero. Nessuna sfumatura, non servono quando si parla di legalità. La poesia che si mischia armoniosamente con la concretezza di una tre giorni di approfondimento, riflessione, divertimento e lotta a colpi di espressione artistica. Questo è stata “Libera quanto basta per …”. Una sintesi perfetta tra tanti fattori, un esperimento ben riuscito. Differenze con un minimo comune denominatore di fondo: dimostrare che tutto può cambiare. Ogni cosa, anche la più impensabile apparentemente. E la cascina di San Sebastiano ne è un cristallino esempio. Solo due anni fa, la proprietà di Cascina Caccia, era di fatto ancora nelle mani della familia Belfiore, uno dei clan più potenti e sanguinari che il Piemonte abbia mai conosciuto. Lo ha ricordato Davide Mattiello, aprendo il festival accompagnato dalle note di Max Casacci. E poi le parole di Rosario e Lena da Scampia. La musica e i gruppi che hanno ben accolto la possibilità di suonare in un bene confiscato alla mafia. Su tutti i Redfield, giovani di San Sebastiano, testimoni della vicinanza del territorio a questo bene. E ancora, i ragazzi della scuola superiore “Martinetti” di Caluso, che non si sono tirati indietro ed hanno affrontato la sfida di organizzare un festival, sulla carta tutt’altro che semplice. A chiudere la tre giorni, la poesia di Giulio Cavalli, attore sotto scorta, in pericolo di vita per il suo impegno sul fronte dell’antimafia. Un testo dedicato alla figura di Bruno Caccia. Parole toccanti, il giusto riconoscimento alla figura di quel procuratore ucciso per volere di Domenico Belfiore. Mimmo per gli amici. A lui e alla Cascina Giulio ha dedicato un passaggio del suo spettacolo: “Mi chiedo Mimmo cosa starai pensando adesso. Se un po’ non ti disturba che quella memoria che pensavi di avere rapinato tutta, oggi è diventata una preghiera laica e quotidiana ogni mattina. Proprio qui, nella tua casa, nella tua cascina senza porcilaie, ma che è stata piena di porci…Chissà quando te lo raccontano che a casa tua piano piano i guardiani del faro stanno strofinado via l’odore della tua famiglia e della tua vergogna”. E poi:“Oggi c’è un cortile, un cortile scippato ai Belfiore, un cortile che è stato rapinato al rapinatore, un cortile che vuole diventare da grande un giardino e una memoria che con le unghie sta rompendo il guscio. E il magistrato severo, sono sicuro, non riuscirebbe a trattenere il sorrino”. Di questo ne siamo certi anche noi. Lo sguardo e la partecipazione dei presenti ne sono stati la conferma.