ANCHE QUESTA è MAFIA

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E’ di oggi, ma purtroppo è vecchia perchè va avanti da anni, la notizia dell’abusivismo edilizio in Calabria:  “5210 edifici illegali sul mare su 700 chilometri di costa”, titola la Repubblica,
“Spesso si tratta di opere di proprietà pubblica come interi pezzi di lungomare”. Anche questa è mafia. E non solo perchè le costruzioni abusive sono magari state costruite da mafiosi, tramite meccanismi mafiosi o, eventualmente, con capitali provenienti da attività illecite, ma ancor prima di questo, perchè rappresentano un atto di prevaricazione nei confronti della collettività, impossessandosi di ciò che è pubblico, i terreni, naturalmente, ma anche la bellezza di quei luoghi. Sostituendo distese di sabbia con ecomostri, rubando la collettiva vista del mare per un panorama personale, contribuendo, ancora una volta, a diffondere la cultura dell’illegalità per il perseguimento di interessi personali… Anche questa è mafia.

Calabria, cemento mangia-coste un abuso edilizio ogni 150 metri.

Dai palazzi condominiali alle villette, dalle seconde case ai residence. Ed ancora: i villaggi turistici, i lidi e i camping, i palazzotti costruiti su aree demaniali. La Calabria non è solo terra di ecomostri. La Calabria “è tutta un ecomostro”. Lo dice uno studio della Regione sulla cementificazione dei suoi 700 chilometri di spiagge. Documento che restituisce una fotografia impietosa dello scempio, con un abuso censito per ogni 100-150 metri di costa.

“Offese al territorio”, vengono definite dal gruppo di lavoro che mette insieme docenti universitari, tecnici e giovani professionisti. E sono di tipo legale (ovvero legittimato dalla originaria inclusione nei Prg); di tipo legalizzato (cioè compreso in varianti e parzialmente sanato); e infine completamente illegale (in area demaniale, protetta e instabile). In certi casi si tratta, addirittura, di opere di proprietà pubblica come interi pezzi di lungomare. Ai fini dell’indagine sono state effettuate decine di migliaia di sopralluoghi, verifiche negli enti locali, agli uffici del catasto e del genio civile. Sono state realizzate schede dettagliate su “Costa Viola”, “Costa dei Gelsomini”, “Riviera dei Cedri” o “Area Grecanica”. Nomi che evocano paradisi ambientali, ma che nei fatti sono segnate dalle ferite di decenni di incuria, di complicità, di connivenze. Documenti che rappresentano la sintesi delle speculazioni di imprenditori senza scrupoli, delle mafie del mattone e della cultura, diffusa, dell’illegalità “domestica”.

Gli oltraggi sono presenti su spiagge e scogliere, non soltanto in contesti fortemente urbanizzati come Reggio Calabria, ma anche in zone di pregio e turisticamente note come l’area di Tropea, la costa di Scilla, la Locride, l’area di Soverato e, in particolare, l’area di Isola Capo Rizzuto e del Crotonese. Che, in larga parte, paradossalmente è vincolata come Riserva Marina Protetta ed area archeologica. In quest’ultima zona si addensa ben il 52% degli abusi illegali compresi in aree marine protette.

La Regione, attingendo ad un Accordo di Programma Quadro (Apq), finanziato con 5 milioni di euro dallo Stato, ha già deliberato l’abbattimento di 9 ecomostri. Ma non è sempre semplice. I proprietari fanno ricorsi, si appellano ai mille cavilli della legge, hanno frotte di legali pronti a brandire il codice. L’assessore regionale Michelangelo Tripodi si dice, comunque, determinato: “Ora abbiamo una fotografia precisa dello scempio. Butteremo giù tutto quello che è possibile, dimostrando come l’abuso non paghi e che in Calabria sta crescendo il senso della legalità e dell’ambiente”. Poi: “Non consentiremo più che certe cose avvengano tanto che elaboreremo una specifica Carta dei vincoli”. Infine, “cercheremo di risanare i guasti”. Tripodi afferma che un ruolo importante lo giocheranno i Comuni: “La Regione ci mette i fondi, ma gli enti locali dovranno attivarsi con i propri piani di risanamento”. Per il presidente regionale di Legambiente, Antonino Morabito, “ora bisogna essere conseguenti”. Servono, insomma, “tempi rapidi nelle demolizioni e, altrettanto, per le fasi di risanamento. Servono le regole e chi le faccia rispettare”.

(di GIUSEPPE BALDESSARRO)

Fonte: http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/cronaca/abusivismo/abusivismo/abusivismo.html


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