Restrizioni contarie al diritto, sveltagliate in nome della sicurezza dello Stato d’Israele. Gli effetti della sicurezza israeliana si avvertono per lo più a Gaza e territori occupati. Non si entra, non si esce e nessuna merce può arrivare se non preventivamente accordata con l’autorità israeliana.
Come è noto, su Gaza pende un embargo. E’ l’unico territorio del Mediterraneo a non poter disporre in autonomia delle proprie coste e del proprio mare territoriale. In quel lembo di terra dimenticato, la vita scorre con tremenda normalità. La gente si sposa, i bambini vanno a scuola. Ma la nostra concezione di normale, consueto e quotidiano è per i palestinesi una lotta per portare a casa la pelle. Tutto questo mi è stato riferito da questi attivisti, uomini e donne in via d’estinzione per coraggio e determinazione. Uomini e donne dalla Giamaica, Emirati Arabi, dall’Europa e rifugiati palestinesi di diverse nazioni. Occhi che guardano il mondo da prospettive a volte opposte. Gli stessi occhi che vorrebbero vedere quella terra flagellata da guerre, sopprusi e indifferenza una volta per tutte in pace.
Domani si parte. Ci vediamo tra 30 ore.
I’m ready to to broke the siege….