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Il presidio “Peppino Impastato” non ha più una sede. Quelli che erano i nostri sospetti si sono tramutati in realtà. Sospettavamo che i “giochetti” politici dell’amministrazione della città si sarebbero ripercossi a sfavore di cittadini e servizi. Soprattutto a sfavore di quei cittadini appartenenti alle fasce deboli, che in un momento come questo più di altre risentono di un periodo di recessione economica. D’altronde la “grandezza di un paese la  si misura dal livello di benessere dei cittadini più poveri”. Ed in questo Moncalieri ancora una volta si è dimostrata troppo piccola rispetto al numero dei suoi abitanti.

Di una piccolezza portata avanti dai nostri politici con sistematico accanimento, con la consapevolezza di ciò che sarebbe accaduto,  con la perpetuata inadeguatezza al loro ruolo. A causa dei continui giochi di potere interni alla maggioranza “moderatamente” manovrata non si è approvato il bilancio. Hanno giocato e non hanno fatto il loro dovere. Sulla nostra pelle. Così oggi, primo luglio, scade l’appalto della cooperativa Educazione Progetto, che da anni sul territorio gestiva i servizi socialmente utili. Gli stessi servizi tanto propagandati in campagna elettorale dagli stessi partiti che per inefficienza ed irresponsabilità oggi ne decretano la fine. Oggi a Moncalieri chiudono tutti gli uffici e gli sportelli dedicati ai giovani ed agli stranieri ed al loro primario bisogno di casa, lavoro e aggregazione. Chiudono il Centro InformaGiovani, il Centro Informativo Migranti, l’Ufficio Pace e Stranieri, i Punti Giovani Sonika, Metropolis, Archimedia, Fonderie Creative e la Sala Prove Musicali Area 23.

Istituire oggi una gara d’appalto per un comune commissariato è impossibile. Ed i tempi di chiusura saranno lunghi. Questo si traduce anche nella perdita del posto di lavoro di circa venti persone appartenenti alla cooperativa, che da anni lavoravano socialmente sul territorio, ad alto livello di progettualità, e che bene conoscevano lo stesso ed i suoi abitanti. E così anche il presidio non ha più una sede. Forse perché i nostri sospetti sono divenuti realtà nonostante ci accusassero che fossero solo illazioni. Forse perché non abbiamo fatto i “bravi” con i poteri forti, facendo notare gli errori che stavano commettendo e che noi eravamo lì ad osservare l’impietoso spettacolo offerto dai nostri politici. Il presidio diventa quindi nomade, cominciando a ritrovarsi nei parchi, nelle borgate, in mezzo alla gente. Ma con la consapevolezza che dalla gente delle borgate bisognerà ricominciare a costruire questo comune.

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