Concorrenti esterni

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Articolo tratto da D-Avanti

La cosa più stupefacente dell’articolo odierno di Giuliano Ferrara, che sul Foglio chiede di abolire il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, è che non è possibile farlo neanche volendo.

Come infatti è facilmente comprensibile attraverso una veloce ricerca, questo reato è frutto di una creazione giurisprudenziale, non normativa, dunque di una prassi interpretativa che estende il campo di applicazione del 416-bis del Codice Penale. Quindi, non c’è nulla da abrogare. Al massimo si potrebbe mettere per iscritto: “concorrere da non affiliato ad una associazione mafiosa non costituisce reato”; e con i chiari di luna che vediamo passare di questi tempi, non è neanche un’ipotesi così peregrina, ma io eviterei.

Altro poi è dire che il reato di concorso esterno è un discreto casino, ed in generale poco garantista. Bisogna infatti riuscire a provare che un tale, non affiliato ad una cosca (uno qualunque insomma), ha coscientemente appoggiato e collaborato ad un’organizzazione criminale, condividendone fini e metodi ed essendo sincero supporter della sua esistenza. E’ una prova molto difficile, perchè può sempre andare a finire come nel caso Cuffaro, quando ci si arenò e venne fuori che egli aveva favorito ’solo’ i singoli mafiosi e non ‘la mafia’, propriamente e in generale. In quel caso l’imputazione era favoreggiamento, ma il problema resta.

Se il punto è – e lo è – riuscire a mandare in galera tutta la vasta truppa dei collaboratori più o meno occulti delle mafie nel nostro paese, credo che una figura di reato di creazione solo giurisprudenziale non può che destare perplessità (anche di ordine costituzionale, peraltro): e questo perchè manca l’affrontare di petto la questione da parte del Parlamento, che non ha finora messo una parola chiara e definitiva sul punto prendendosi le sue responsabilità.

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