Il nuovo Atlante della mafia

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Un nuovo Atlante delle mafie quello presentato venerdì 17 maggio al Salone del Libro di Torino, ad opera di Enzo Ciconte, Francesco Forgione e Isaia Sales. A presentarlo anche altri protagonisti del circuito dell’antimafia a diversi livelli, da Luigi Ciotti a Pierluigi Stefanini e Nicola Tranfaglia.

 

“Non basta commuoversi, bisogna muoversi. Il cambiamento ha bisogno di ognuno di noi”. Così esordisce nel suo intervento Luigi Ciotti, che ci tiene a sottolineare l’importanza della lotta alla criminalità organizzata. La lotta alle mafie si fa a Roma con le leggi giuste, è vero, adeguando le norme anticorruzione, aggiornando il 416ter, regolando il gioco d’azzardo. Ma anche la società deve fare la sua parte, e invece sembra ci sia “una società che si preoccupa, ma non se ne occupa”.

Il volume è una sorta di percorso attraverso tutto il Paese e diversi periodi storici delle infiltrazioni mafiose, che cerca di dare una risposta a questa pacata indignazione dei cittadini, che ormai non basta più.

Il nodo cruciale del testo, secondo uno degli stessi autori, Sales, è infatti quello di aver affrontato il tema delle infiltrazioni come studio globale di tutto il territorio nazionale (ed internazionale) e di aver valutato il ruolo della storia della mafia come indissolubile dalla storia del nostro Paese. “Quando si hanno quattro presidenti della Repubblica, nella storia, accusati di avere rapporti con le mafie, è evidente che il problema sta soprattutto nella classe dirigente“, sottolinea Sales. Dal calcio alla musica, dalla cucina alla finanza, l’Atlante cerca di ripercorrere le principali tappe di questa storia.

 

Perché un manuale di questo tipo? Sicuramente, come sottolinea Tranfaglia, per informarsi e produrre conoscenza. Ormai troppo spesso alcuni temi cruciali della storia del nostro Paese vengono affrontati in modo superficiale e dilettantesco, e questo non  più ammissibile. Solo il 7% degli italiani, dice, approfondiscono un tema documentandosi a fondo, e questo dato è allarmante quando si pensa alla quantità di informazioni inesatte o errate che vengono prodotte quotidianamente.

 

Il progetto dell’Atlante è stato finanziato dal gruppo bancario di cui è presidente Stefanini, che ci tiene a sottolineare come mai si sia avuta l’intuizione di collaborare sul tema: è necessario, a suo avviso, essere soggetto attivo e collaboratore con la giustizia, ad esempio su temi cruciali che riguardano gli investimenti bancari, il riciclaggio di denaro attraverso le banche, gli investimenti non puliti. Insomma, se tutti fanno la loro parte, qualcosa si può cambiare.

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