La “reputazione” del mafioso non si tocca – intervista a Rino Giacalone

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giacalone

Succede a Trapani che un giornalista, impegnato quotidianamente a scrivere di mafia, venga querelato dalla vedova del boss di Mazara del Vallo degli anni Ottanta. Il motivo? Aver utilizzato l’epiteto ” gran bel pezzo di m….” nei confronti del mafioso offendendo la sua “reputazione”. Il giornalista in questione è Rino Giacalone, il boss è Mariano Agate, mentre il reato contestato è il 595 del codice penale: diffamazione.

La querela non è stata archiviata, il giornalista è stato rinviato a giudizio e dovrà rispondere in tribunale del reato: “Probabilmente potevo usare altre parole, ma che dire di un boss mafioso come Mariano Agate che dagli anni Settanta compare in tutti gli atti giudiziari come il crocevia tra la mafia e la massoneria a Mazara Del Vallo? Un uomo che si portava sulla coscienza decine e decine di delitti, anche di persone che non avevano colpe, che ha avuto la fortuna di morire fuori dal carcere circondato dai famigliari – racconta al telefono Giacalone che negli ultimi anni ha raccontato udienza per udienza il processo Rostagno – mentre scrivevo quelle parole ho pensato ai famigliari delle vittime di mafia che non hanno potuto dare l’ultimo saluto ai propri cari al contrario del boss”.

Quegli stessi famigliari di vittime di mafia che nei mesi scorsi hanno espresso la solidarietà al giornalista querelato: “Scrivere di mafia è ancora oggi difficile e pericoloso in questa città. Una delle più grandi abilità di Trapani, anche per fatti più gravi, è quella di seguire la lezione della mafia: “mascariare” le persone. E’ stato fatto in più casi, come in quelli di Rostagno e Montalto dove è stato difficile arrivare alla verità perché c’è sempre stato un tam tam utile a depistare le indagini. Ma questa lezione si applica anche nel quotidiano”.

Una città che, a cinque mesi dalla sentenza storica di primo grado che ha condannato l’esecutore e il mandante dell’omicidio Rostagno, sembra non aver imparato ancora la lezione: “A parte alcune eccezioni, Trapani non si è interessata al processo Rostagno. In città si è parlato poco del processo: non mi sento appagato dalla sentenza, mi sentirei appagato se questa città si risvegliasse. Tante persone citate in quel processo oggi rivestono cariche e ruoli importanti in città, come il maresciallo Cannas, per il quale la corte ha deciso di procedere per falsa testimonianza, resta il comandante della stazione dei carabinieri del paese di Vincenzo Virga e nessuno lo smuove. Vengono rimossi invece i marescialli che hanno fatto il propri lavoro, i dirigenti di polizia che possono essere utili alle indagini. Sembra quasi di essere ancorati a quei famosi anni Ottanta che Rostagnoraccontava in televisione”.

One thought on “La “reputazione” del mafioso non si tocca – intervista a Rino Giacalone

  1. Alessandro Reply

    Credo che l’attenzione e’ tutta sul mafioso morto e non sulla sua famiglia. L’errore sta proprio qui.
    Questa è’ la dimostrazione come la retorica e la mafia dell’antimafia imperversa in una sicilia martoriata.
    L’articolo oggetto della querela non rappresenta nessuna lotta alla mafia. Non mascheriamo un semplice reato in un azione eroica.

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