Si è svolta ieri mattina al tribunale minorile di Palermo la prima udienza del processo che vede imputato il figlio minorenne del boss ergastolano Vito Vitale (Fardazza) con l’accusa di aggressione nei confronti di Pino Maniaci.
Il direttore di TeleJato si è presentato davanti al tribunale accompagnato dal senatore Giuseppe Lumia, dai ragazzi di Addio Pizzo,Libera Piemonte, Acmos, Libero Futuro, Resistenza Antimafia e dal sindacato della polizia Siap. Davanti al giudice ha confermato tutte le accuse e ha riconosciuto l’autore del gesto. Ma per capire la vicenda bisogna fare un passo indietro.
È il 29 gennaio 2008: Pino Maniaci è seduto al posto di guida quando il figlio minore di Vito Vitale, allora 16enne, insieme a Pietro Prugnano, implicato nell’operazione Cartago in qualità di fornitore di auto per i delitti a Palermo, lo aggredivano a pugni e calci cercando di strangolarlo. “Ma non ci sono riusciti – ricorda Pino –grazie al doppio nodo della mia cravatta”.
Un’ aggressione arrivata guarda caso due giorni dopo la trasmissione sul notiziario di TeleJato dell’abbattimento delle stalle di ValGuarnera appartenenti al Fardazza senior in quanto costruite abusivamente su oltre 70 appezzamenti di terra di proprietà di cittadini che avevano taciuto.
Così il giornalista siciliano viene ricoverato in ospedale ed il giorno seguente va in onda con il volto coperto di lividi, deciso ora più che mai a non mollare. Sporge denuncia contro il ”fardazzeddu” il quale nega di aver preso parte all’aggressione adducendo all’ingessatura di un braccio l’impossibilità di compiere il tal gesto. Le indagini della polizia però fanno sollevare dei dubbi sul presunto infortunio e portano alla denuncia dei due medici dell’ospedale civico di Partinico che avrebbero realizzato quell’ingessatura utilizzata poi come alibi.
Questa mattina in aula Pino Maniaci ha ricostruito i fatti nonostante i tentativi della difesa di farlo cadere in contraddizione riguardo la posizione dell’autovettura al momento dell’aggressione. Ma con la sua solita verve ironica Pino ha chiesto all’avvocato difensore: “Ma stiamo parlando di un divieto di sosta o di un’aggressione?” L’udienza è proseguita con l’interrogatorio di Carmine Mosca e Ignazio Scarcella, del commissariato di Partinico, mentre Pino Maniaci correva in redazione per completare gli ultimi servizi dell’edizione di TeleJato notizie. Già perché Pino vuole continuare a fare il proprio lavoro di giornalista senza aver paura di fare nomi e cognomi. O meglio “la paura – racconta spesso ai ragazzi – c’è quando ci occupiamo di mafia, ma proprio per questo nella nostra piccola redazione oltre alle tre stanzette abbiamo un bagno dove possiamo andare se ci viene paura”.
Ma l’attenzione su quello che accade rimane sempre alta. In queste terre ad alta densità mafiosa ogni notte autosaloni, autolavaggi e furgoni prendono magicamente fuoco per “autocombustione” con benzina annessa. L’ultimo fatto è accaduto l’altra sera in un autolavaggio di Partinico. A documentare l’evento c’erano le telecamere di TeleJato salvate da un tentativo di aggressione solo grazie all’intervento dei carabinieri.
La prossima udienza si svolgerà il 2 marzo. Il primo round è stato vinto da Pino e come ha detto l’avvocato della difesa fuorionda “Uno a Zero per TeleJato e palla al centro”