di Elena Falco
In un articolo scritto su Repubblica pochi giorni prima delle elezioni, Roberto Saviano ha condensato l’avvilimento che colpisce la maggior parte degli italiani davanti alla corrosione della nostra democrazia, e la combattività che dovrebbero avere per salvarla. Al fondo di una lunga sequenza di palesi violazioni, soprusi, abusi di potere, scriveva che in Italia servirebbero gli osservatori dell’Onu.
La provocazione è stata raccolta da Arianna Ciccone, organizzatrice del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia. La quale ha fondato un gruppo su facebook, proponendo di essere osservatori. L’iniziativa si è sparsa per i seggi di tutto il Paese: gli osservatori hanno segnalato errori e disattenzioni, o confermato il corretto svolgimento delle votazioni.
Ringraziando chi si è speso (simbolicamente) per controllare le elezioni, Saviano ha esteso quel “siamo tutti osservatori” alla vita quotidiana di tutti noi. Non solo: osservare non basta. Lo scrittore invita a testimoniare, a dire: “In molte metropolitane americane c’è un cartello che dice: se vedete qualcosa, dite qualcosa”. Comportamento non molto diffuso in Italia, anche fra i più attenti. Quelli che sanno, ma si fanno i fatti loro. Perché in fondo, a molti, interessa di più campare cent’anni.