Dopo i fatti di Reggio Calabria, gli aggiornamenti

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La scorsa settimana, abbiamo pubblicato la notizia del ferimento di Tiberio Bentivoglio, imprenditore calabrese che ha denunciato il racket, nonchè membro di Libera. Hanno cercato di ucciderlo, gli hanno sparato e per fortuna lo hanno solo ferito.

Troppo spesso, lo sappiamo, scende rapidamente il silenzio su queste vicende, passata l’emozione del momento. Per questo è nato Salvagente, per questo cerchiamo di stare vicino alle persone a rischio e amplificare le loro voci. Per questo abbiamo raggiunto telefonicamente Tiberio e qui di seguito potete leggere le sue parole.



In primis, Tiberio, come stai?

“Molto meglio, grazie. È passata una settimana e sto molto meglio.”


Come procedono le indagini?

“Le indagini sono in corso e non si può sapere. Io mi auguro che si farà piena luce in questa vicenda. Sono convinto che ci saranno buoni risultati, anche in considerazioni del gran cambiamento che c’è stato ultimamente nella nostra terra, con l’ottimo lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura.”


Come ha reagito la città?

“Io sono stato commosso dalla straordinaria solidarietà ricevuta: la parte migliore e onesta di Reggio Calabria mi è stata e mi sta vicina, in maniera bellissima.”


E la tua famiglia?

“Certo è una prova difficile questa, la più difficile in assoluto. La tensione a casa è forte, basta un nulla per far scattare l’allarme. Passerà, ci vuole solo del tempo. Io ho pensato ai miei figli fin dal primo momento, a loro e a mia moglie, e la mia determinazione li ha stupiti. Insieme supereremo anche questo episodio.”


Una battuta doverosa, l’abbiamo rivolta anche a Mimmo Nasone, referente per Libera a Reggio Calabria.


È la prima volta che si cerca di colpire apertamente una persona legata a Libera. Che idea vi siete fatti?

“Che l’Ndrangheta potrebbe avere cambiato strategia. Se l’anno scorso la criminalità organizzata ha colpito le istituzioni (bomba alla procura, il bazooka ritrovato, l’auto con l’esplosivo sul tragitto del Presidente della Repubblica), forse ora vuole rivolgersi verso il resto della società onesta. Spero di sbagliarmi, ma è certo che abbiamo toccato i loro interessi, lavorando più intensamente sul riutilizzo dei beni confiscati e sulla lotta al racket.”


Quali prospettive per il futuro?

“Non ci fermeremo certo qui. Continueremo a fare il nostro dovere, più compattamente e in maniera migliore, dimostrandolo nei fatti e ogni giorno, senza prestare il fianco a rischi inutili o facendo pensare che si tratti di fuochi d’artificio. Stiamo lavorando, ad esempio, con la Prefettura, per sostenere meglio e più efficacemente le vittime dell’estorsione.”