Libia: cronaca di una crisi annunciata

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In Libia l’intervento armato delle autorità internazionali è stato visto come unico e solo mezzo per cercare di mettere fine alle atrocità di un regime conosciuto e appoggiato, almeno fino a “ieri”. Nelle parole di Luigi Ciotti, presidente di Libera, un’analisi lucida di come si è potuto arrivare fino a questo punto.



«C’è una responsabilità ed una debolezza della politica per quello che sta succedendo in Libia, responsabilità che vengono da lontano e che non possiamo scoprire solo adesso. Da tempo si doveva intervenire in difesa dei diritti umani, lo abbiamo chiesto ripetutamente come Libera insieme alla Tavola della Pace gridando forte che pace, giustizia e verità camminano da sempre insieme. Ci domandiamo chi ha sostenuto finora la dittatura di Gheddafi, chi è stato in silenzio davanti ai diritti violati dal Rais lasciando che il tutto degenerasse. Se si fosse intervenuto prima non saremmo giunti a questo punto.
Abbiamo in questi anni denunciato i respingimenti nel deserto, il traffico delle armi, le atrocità nelle prigioni che sono avvenute in Libia. C’è un Nord Africa che coraggiosamente sta cercando di rialzare la testa, prova a riscattarsi da decenni di oppressione, disuguaglianze e bugie e da contraltare assistiamo alla debolezza delle politica che in Italia ed in Europa si preoccupa soprattutto di presidiare le frontiere alzando lo spettro delle “invasioni barbariche”. C’è bisogno di un impegno serio della politica, la guerra non è uno strumento utilizzabile per difendere i diritti umani, la guerra non risolve i problemi, ma finisce per moltiplicarli e aggravarli. Siamo avari di intelligenza perchè la diffusione della democrazia è nel nostro interesse e abbiamo solo da guadagnare che nel mondo diminuisca il livello di oppressione e si alzi quello di giustizia. Si cambi strada, si fermi l’escalation della violenza, si tolga la parola alle armi, si garantiscano interventi umanitari alla popolazione colpita e si ridia la parola alla politica con la P maiuscola per trovare al livello internazionale una soluzione pacifica e sostenibile.»

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