Sviste di cioccolato

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di Claudia Chimento


Ogni anno, Torino ospita Cioccolatò, la festa per gli amanti e gli appassionati del cioccolato. Anche quest’anno ha animato la bellissima Piazza Vittorio, nel cuore di Torino, ma questa volta ha voluto presentarsi con un’edizione straordinaria per omaggiare l’Italia e i suoi 150 anni. Il fiore all’occhiello dell’edizione 2011 è lo stand che propone l’originale quanto golosa riproduzione in scala della penisola – lunga oltre 13 metri e dal peso di 14 tonnellate – e venti dei suoi principali monumenti, tra cui la nostra Mole Antonelliana, il Duomo di Milano e il Campanile di San Marco a Venezia. Il tutto è stato accompagnato dalla rassegna “Gli Italiani e il Cioccolato”: quindici pannelli – uno per ogni decennio- che ripercorrono la storia italiana dal 1861 ai giorni nostri, legandola a quella nazionale del cioccolato. Si parte dall’Italia Unita, si prosegue con l’omicidio del Re Umberto I di Savoia, la nascita dell’automobile Tipo 4 della Fiat, il ventennio fascista di Mussolini; si ricordano anche gli anni ’50 e’60, senza tralasciare il decennio degli anni ’70, caratterizzato dalla crisi economica e dal terrorismo. Dopo gli anni ’80 e ’90, in cui vengono menzionati alcuni fatti tristemente noti della nostra storia, tra cui la strage di Bologna e Tangentopoli, c’è il pannello dedicato al decennio che si è appena concluso, quello compreso tra il 2001 e il 2010. Si ricordano l’entrata in vigore dell’euro nel 2002 e l’Italia campione del mondo nel 2006. Ma c’è una data in particolare che ci salta all’occhio: “2007: cade nella rete della giustizia il mafioso Salvatore Riina”.


In un clima di festa come quello che c’è in Piazza Vittorio durante Cioccolatò, una piccola svista può capitare a chiunque: forse gli autori volevano riferirsi a Salvatore Lo Piccolo, arrestato il 5 novembre del 2007 dopo 25 anni di latitanza con l’accusa di omicidio e di associazione mafiosa e poi condannato all’ergastolo: attuava anche traffici di cocaina ed era nel mercato delle imprese e del pizzo nel mandamento di San Lorenzo (PA).

Totò Riina, invece, fu arrestato nel lontano 1993, dopo 24 anni di latitanza. Fu condannato a diversi ergastoli, nel 1995 per l’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e nel 1999 come mandante della strage di Via D’Amelio.

In realtà, anche un’altra ipotesi non sarebbe da scartare: il riferimento forse riguarda Bernardo Provenzano, il cui arresto nel 2006 – non nel 2007- ebbe una risonante visibilità mediatica.

Provenzano, boss mafioso di Corleone, fu catturato dopo una latitanza di ben 43 anni: era accusato, tra i vari reati, anche di aver partecipato alla stragi di Capaci e Via D’Amelio, attentati in cui persero la vita rispettivamente il Giudice Falcone e il Giudice Borsellino, insieme agli uomini e alle donne delle loro scorte. Per questi omicidi Provenzano fu condannato all’ergastolo in contumacia.

Dopo la sua cattura le forze dell’ordine affermarono che fu proprio Lo Piccolo a diventare il nuovo capo di Cosa Nostra con suo figlio Sandro come vice.


Non abbiamo quindi ben capito quale arresto di stampo mafioso gli organizzatori di Cioccolatò abbiano considerato così rilevante da essere citato nelle date importanti della nostra storia. Hanno sicuramente ideato e realizzato un percorso esteticamente interessante che ritraesse l’Italia dal 1861 ad oggi, percorso premiato dalla grande affluenza di torinesi e turisti che hanno apprezzato l’Italia al gusto di cioccolato. Noi siamo comunque molto ottimisti nel credere che questa sia stata la loro unica svista in 150 anni!

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