Solidarietà per l'Emilia

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di Graziano dell’Aera (membro del presidio Libera Santena Villastellone “Libero Grassi”)

E’ difficile riportare con parole appropriate le sensazioni e le emozioni che hanno accompagnato l’esperienza di raccogliere e consegnare generi di prima necessità alla popolazione di San Felice sul Panaro (MO), vittima, come altre della zona, dello sciame sismico tuttora in corso. Dopo la seconda, violentissima scossa del 29 maggio, che ha causato morti e disastri, il presidio di Libera “Libero Grassi” di Santena e Villastellone ha pensato di portare un aiuto immediato e concreto in una terra martoriata dalla violenza della natura. Sono bastati pochi minuti, qualche parola e cenni d’intesa, per attivare un piano che di lì ad una settimana ci avrebbe visto arrivare in terra d’Emilia.
Dal 1 al 5 giugno i membri del presidio, insieme ai componenti della CRI, ai volontari del Gruppo Comunale di Protezione Civile di Santena e ai volontari del G.R.E.S. si sono alternati senza sosta, e con entusiasmo travolgente, presso i due punti di raccolta: uno all’interno del Municipio – possibile grazie alla disponibilità dell’Amministrazione Comunale -, il secondo presso la sede della CRI in via Napoli, per raccogliere, catalogare, inventariare tutto quel che i cittadini consegnavano, in una lunga ma entusiasmante maratona di solidarietà.
Il 6 giugno, alle ore 05:58, dopo una notte trascorsa a stivare l’Iveco Stralis di 16 mt, messo a disposizione da Gabriele, volontario della CRI, una delegazione è partita alla volta di San Felice sul Panaro, a bordo di un pulmino da 9 posti.
A pochi Km dalla città modenese cominciano a scorgersi i primi segni della devastazione prodotta dai due eventi sismici e tra di noi cala improvvisamente il silenzio. Case crollate, aziende sbriciolatesi come grissini, ponteggi in ogni angolo di strada, ma soprattutto il dramma silente dei cittadini. Nessuna scena di esasperazione, un dramma vissuto con dignità. Gli abitanti sono fuori dalle abitazioni, sistemati in tende o ripari di fortuna, decisi a non lasciare quelle case che considerano un baluardo inattaccabile di normalità, quella normalità persa alle ore 04.04 del 20 maggio scorso.
San Felice conta 11.000 abitanti, di questi sono 2.400 sono ospitati nei quattro campi dislocati sul territorio urbano, gli altri sono lì, per strada, e cercano di organizzare le idee per ripartire il più velocemente possibile, senza aspettare la complessa macchina burocratica dello Stato.
Consegniamo i 15-20 quintali frutto della raccolta alle ore 11:15, sistemandoli nell’ex ditta “Del Monte” di Strada Perossasco 10. Dopo aver scaricato i beni di prima necessità, e aver pranzato nell’unico bar-tavola calda agibile della città, siamo rientrati. Nella testa quel dialogo, carpito per caso, tra la titolare del bar e il suo compagno, che parlavano di “voglia di normalità, di poter dare serenità e tranquillità ai propri figli”.
Alle 19:30 ritorniamo a Santena, stanchi, esausti, con la sola forza di abbracciarci e salutarci.
Le parole non bastano per descrivere questi sette giorni, forse nessuna renderà giustizia al nostro animo, al bagaglio di emozioni personali. Abbiamo fatto la cosa che sentivamo più giusta: diventare per un giorno figli, fratelli, cugini, nipoti e soprattutto amici di quella popolazione. Il loro continuo “Grazie” resterà a vita dentro ognuno di noi.

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