In questi giorni, successivi alla bocciatura dell’intitolazione del Ponte di via Livorno, alla memoria di Mauro Rostagno, si è detto poco e male della vita di Mauro, soprattutto da parte della politica. Queste brevi righe, che non possono riassumere una vita piena come la sua, soltanto per far intravedere la complessità della sua figura e magari far ricredere qualcuno.
Si può sempre tornare sui propri passi. Per amore della verità e per la dignità verso la memoria dei morti.
Mauro Rostagno nasce a Torino da una famiglia umile piemontese e cresce nel quartiere popolare di Corso Dante; suo padre è un operaio della Fiat e sua madre una casalinga. Dopo la maturità scientifica va a lavorare in fabbrica e nel 1960, a soli 19 anni, sposa una ragazza di poco più giovane dalla quale avrà una bambina. Pochi mesi dopo il matrimonio, lascia la moglie e si trasferisce prima in Germania poi in Inghilterra, dove si mantiene con lavori umili. Si sposta ancora una volta in Francia, dove convive con una donna parigina, ma nel corso di una manifestazione viene arrestato e rimpatriato. Decide di stabilirsi a Trento, e si iscrive alla facoltà di Sociologia.
Negli anni della contestazione studentesca si afferma presto come leader del movimento giovanile, e in quel contesto conosce Adriano Sofri, Marco Boato, con i quali dà vita al movimento politico “Lotta Continua”, nel 1969. L’anno successivo si laurea con una tesi su “Partiti, sindacati e movimenti di massa in Germania”, ottenendo il massimo dei voti. Viene nominato segretario regionale di Lc per la Sicilia, e avvia una serie di viaggi per la regione in cerca di consensi, prendendo parte attiva alle lotte dei senza casa. In quegli anni Mauro conosce Chicca Roveri, con la quale rimarrà per 17 anni.
Lo stesso anno, in seguito alle scissione interne, esce dal gruppo di Lc e si trasferisce a Milano, dove dà vita all’esperimento di “Macondo”, centro culturale antiproibizionista, che nel 1978 finisce al centro delle indagini della polizia per spaccio di stupefacenti, e viene chiuso. Rostagno viene arrestato, e rimarrà in carcere per un mese. Il giudice però riconosce l’attenuante dell’alto valore culturale, delle attività del centro sociale Macondo e lo scarcera. Rimesso in libertà, Mauro parte per l’India con la compagna Chicca e l’amico Francesco Cardella, dove si unirà al gruppo degli “Arancioni” del guru Osho, e dove resterà per due anni.
Nel 1981 rientra il Italia, e con Chicca e Francesco si stabilisce a Trapani, dove fonda la comunità “Saman”, inizialmente centro di meditazione poi comunità di recupero per tossicodipendenti.
Nel 1986 viene assunto dall’emittente “Radio Tele Cine” insieme ad alcuni ragazzi del suo centro, dalla quale animerà telegiornali di forte accusa contro la mafia locale, gli intrecci massonici e politici, gli affari sporchi della regione.
Rostagno denuncia giorno per giorno l’operato della mafia, le collusioni con le amministrazioni locali, attraverso l’emittente televisiva. Di quegli anni, racconta successivamente Claudio Fava – che di delitti di questo genere se ne intende dal momento che anche suo padre venne ucciso perché dava fastidio alla mafia,- rimangono le 22 cassette sequestrate dal giudice Franco Messina.
“Ventidue cassette, – scrive Fava – una radiografia impietosa della città: i bilanci segreti dell’amministrazione comunale, gli intrallazzi delle cooperative socialiste sui contributi della Regione, le allegre cerimonie d’una loggia massonica in cui si ritrovavano, ogni sabato sera, mafiosi, banchieri e onorevoli. Su tutto Rostagno planava con lingua arguta, con antica ironia. Sfotteva, sfidava. Insegnava ai suoi ragazzi il mestiere della parola. Anche per questo l’hanno ammazzato”.
Nell’estate del 1988 riceve una comunicazione giudiziaria in merito all’omicidio del commissario Luigi Calabresi, nel quale sono coinvolti alcuni ex militanti di Lotta Continua. Non farà in tempo a deporre, perché il 26 settembre 1988, mentre sta tornando a casa da lavoro, un commando lo raggiunge alla guida della sua auto e lo uccide in contrada Lenzi, dove ha sede la comunità “Saman”. Quando viene assassinato, Mauro Rostagno ha 46 anni. Il delitto, sul quale le indagini si sono susseguite per 20 anni, ha visto alternarsi molteplici ipotesi, legate alle trasmissioni di cui Rostagno si occupava e alle sue indagini sui traffici di armi e droga nel trapanese. Nell’inverno del 2007 il procuratore che segue le indagini, Antonio Ingroia, ha ottenuto la riapertura del processo per il quale è imputato il boss di Trapani, Vincenzo Virga. Ad oggi l’omicidio è rimasto impunito e il processo si sta celebrando a Trapani.