Rivoli contro l’azzardo: il primo passo, vincente

Condividi

Slot-Machine
A Rivoli, un’ordinanza comunale impone lo spegnimento delle slot machine dalle 23 alle 12. Vieta l’installazione di nuove macchine entro 400 metri da luoghi sensibili come le scuole e gli ospedali. L’attuatività di questo regolamento non ha avuto però vita facile: alcuni gestori rivolesi e Lottomatica avevano chiesto al Tar la sospensiva dell’ordinanza. All’inizio il Tribunale amministrativo si era detto incompetente ed aveva passato la consegna alla Corte Costituzionale. La Corte ha detto però che l’ordinanza era valida e che il Tar aveva i mezzi per dare parere. A quel punto anche il Tar si è espresso positivamente, per ben due volte.
La storia, complessa, di questa ordinanza e i motivi per formularla li abbiamo chiesti direttamente al sindaco di Rivoli, Franco Dessì.
“Quello che ci ha spinto a intervenire è in definitiva la presa di coscienza sul fatto che il gioco d’azzardo, così come è diffuso in Italia, con un’accessibilità esagerata, stia diventando una piaga sociale. Credo che molti sindaci abbiano avuto in questi anni dei riscontri drammatici di questa situazione. I casi di giocatori ludopatici stanno aumentando, o semplicemente sono sempre di più quelli pubblici. Se le stime che abbiamo, su scala nazionale, fossero anche solo la metà vorrebbe dire che a Rivoli ci sono circa 600 ludopatici. Molti dei quali non li conosciamo perché stanno chiusi in casa ed escono solo per giocare, quindi nessuno li intercetta. Salvo poi scoprire d’improvviso situazioni drammatiche.
E non si tratta di ricadute economiche per l’amministrazione perché le spese sono indirette, ossia, incidono sul sistema sociosanitario. Semplicemente sono costi umani.
È questa consapevolezza che ha fatto sì che ci chiedessimo cosa potevamo fare. È così che abbiamo scritto questo regolamento a cui è seguita la mia ordinanza”.
Il Tar ha detto, per ben due volte, che l’ordinanza è valida. Anche la Corte Costituzionale, rimandando il parere al Tar ha, in qualche modo, confermato che tali competenze decisionali sono adducibili al sindaco di un comune. Quando ha emesso l’ordinanza era sicuro che sarebbe stata inattaccabile?
“Assolutamente no. Non eravamo sicuri. Perché fino a quel momento il Tar aveva sempre accolto la richiesta di sospensione delle ordinanze formulate dai sindaci. Io ho bene in mente il caso di Verbania in cui l’ordinanza era stata annullata dal Tar. Annullamento a cui subito dopo era seguita la causa civile di Lottomatica con richiesta di danni personali al sindaco.
Quindi quello che abbiamo fatto era in un certo modo un rischio. Al Tar ci siamo presentati con delle posizioni forti perché in sostanza abbiamo messo in contrapposizione il diritto alla libera impresa con il diritto alla salute psicofisica dei cittadini di cui il sindaco è responsabile. Il Tar a sua volta ha rimesso tutto alla Corte Costituzionale. La Corte Costituzionale, ai primi di luglio, ha emesso questa sentenza che di fatto era favorevole al Comune di Rivoli e al Comune di Santhià, che nel frattempo aveva emesso un’ordinanza simile”.
L’ordinanza vale solo per alcuni punti gioco. Cosa intendete fare per quelli la cui apertura è autorizzata dalla Questura?
Sull’operato della Questura noi non possiamo incidere, di questo siamo ben coscienti. Ma, avuta questa sentenza favorevole ci è venuto spontaneo chiederci se i cittadini che vanno a giocare nelle sale autorizzate dalla Questura siano diversi dagli altri cittadini che sono stati limitati nel gioco dall’ordinanza comunale. Purtroppo non abbiamo risposta. Tuttavia stiamo già studiando l’eventualità di porre questo quesito, magari allo stesso Tar, se non addirittura alla Corte Costituzionale.
La battaglia del Comune di Rivoli contro l’azzardo potrebbe diventare “virale”. Potrebbe fare da apripista per molti altri comuni italiani. Come valutate questa possibilità?
Di fatto, più che una possibilità è una realtà. Abbiamo già avuto, da una decina di comuni in tutta Italia, compreso il Comune di Torino, la richiesta di fornire tutti gli atti dell’avvocatura. Credo possa essere un fatto positivo: le sentenze della Corte Costituzionale e del Tar potrebbero inoltre rassicurare i comuni dal correre pericoli, che poi sono quelli di richiesta danni. Comuni che potrebbero a quel punto provare a porre un argine a questo problema.
Ciò detto, sono convinto che un’ordinanza non sia sufficiente a risolvere tutto. Credo ci vada una legislazione nazionale, oltre che formazione e cultura sui rischi legati al gioco.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *