Il nome di Bruno Caccia è stato vandalizzato sul muro del Palazzo di Giustizia di Torino a lui intitolato.
Non può essere un caso che ciò avvenga a pochi giorni dalla riapertura del processo sul suo omicidio, avvenuto il 26 giugno 1983, per il quale fu condannato quale mandante l’ndranghetista Domenico Belfiore, ma non furono mai individuati gli esecutori materiali. Oggi sul banco degli imputati siede Rocco Schirripa.
Dopo 33 anni e senza mai perdere la forza di chiedere verità e giustizia, la famiglia del magistrato si trova oggi di nuovo a fronteggiare un’azione che punta a svilire la memoria di Bruno Caccia.
Siamo accanto alla famiglia in ogni passo del nostro impegno, affinché sia fatta piena luce sui fatti del 1983 e anche per questo Libera ha richiesto di essere considerata parte civile nel processo.
Oggi più che mai ribadiamo la nostra presenza e l’impegno per l’affermazione della verità: chiediamo che siano individuati al più presto gli esecutori del vile atto che ha portato a togliere il nome del magistrato dal muro e che la scritta sia ripristinata al più presto.