Quando il gioco non è uno scherzo

Condividi

DSC_0005

Si è tenuto ieri sera, presso la Cappella dell’area ex Monastero in via Balegno di Rivalta di Torino, il primo dei tre incontri legati al percorso di preparazione al 21 marzo organizzati dal Comune di Rivalta ed Acmos.

Davanti ad un pubblico attento, Marco Martino, Vice questore aggiunto di Torino, e Manuela Mareso, redattrice di Narcomafie, hanno approfondito il tema del gioco d’azzardo, legale e non, e dei propri legami con l’usura.

“Quando il gioco non è uno scherzo” era proprio il tema della serata, ed attraverso dati ed osservazioni, ieri sera non si è affatto scherzato.

 

A cominciare dal benvenuto di Nicoletta Cerrato, vicesindaco, che nell’introdurre la serata ha sottolineato come lo spettro della dipendenza dal gioco sia ormai parte integrante della nostra società soprattutto tra le persone comuni, i cosiddetti insospettabili, che tra un gratta e vinci ed una macchinetta in tabaccheria si ritrovano invece a sperperare centinaia e centinaia di euro senza che se ne accorgano o riescano a stopparsi per tempo.

Proprio sull’eccessiva facilità ad avvicinarsi al mondo del gioco d’azzardo ha puntato invece il dito Manuela Mareso: è anzi questa, una dipendenza che lo Stato sta incentivando giorno dopo giorno.

 

E non si tratta solo di un’altissima esposizione mediatica capace di attirare nella propria rete adulti solo teoricamente responsabili e consapevoli, ma proprio di una forma di pericolosissima educazione al gioco d’azzardo anche nei confronti della popolazione poco più che infantile, come emerge dalle sale giochi che imperversano sempre più sul nostro territorio nazionale. D’altronde proprio il gioco d’azzardo legale rappresenta la principale fonte di guadagno dello Stato, per un fatturato annuo di circa 54 miliardi di euro che permettono alle casse statali di usufruire di circa un quinto dell’introito: praticamente un’intera finanziaria.

 

Un circolo vizioso che specula sulle debolezze dei cittadini, soprattutto in un periodo di crisi come quello attuale che costringe quasi a tentare la fortuna attraverso giochi quali il Win For Life, senza andare oltre il messaggio precauzionale del “Giocare responsabile”.

 

Forse per limitare il fenomeno, come ha sottolineato anche Marco Martino, basterebbe limitare la pubblicità o regolamentare ulteriormente ogni forma di gioco: ma perché lo Stato dovrebbe privarsi di questa fonte di guadagno fondamentale per poter sostenere, principalmente, attività come quelle culturali che altrimenti avrebbero ancor meno risorse? Un esempio per tutti è legato al boom (dati accessibili a tutti sul sito dei monopoli di stato, www.aams.it) degli Skills Game, i comuni siti di gioco on-line come quelli legati al Poker Texas Hold’em: chiudere bische clandestine, inserire il Texas Hold’em tra i giochi proibiti, inibire decine di piattaforme on-line ogni giorno, non è servito a nulla. Fatta la regola, trovato l’inganno, e giocare in rete è semplice per tutti. Per di più se spesso non sono necessari inganni particolari, c’è un Stato come quello italiano che favorisce il proliferare di una dipendenza come quella dal gioco d’azzardo, diventando terra di conquista anche per le attività del resto d’Europa. Tutto o quasi, è legale. Per un circolo d’usura che ha sempre più buon gioco.

 

di Nicola Balice

One thought on “Quando il gioco non è uno scherzo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *